La legge offre strumenti chiari per gestire le proprietà in comunione ereditaria, bilanciando i diritti di tutti gli eredi.
Quando si parla di successione ereditaria, la gestione di un immobile può spesso trasformarsi in una fonte di disaccordi tra gli eredi. Il momento della scomparsa di una persona cara porta con sé non solo il dolore per la perdita ma anche la necessità di prendere decisioni importanti riguardo l’eredità. Particolarmente complicate possono rivelarsi le situazioni in cui i beneficiari sono più di uno e le loro intenzioni non sono allineate.
La comunione ereditaria, in particolare, si presenta quando più individui ereditano un bene senza che vi sia una divisione fisica del medesimo. Questa situazione, molto comune nel caso degli immobili ereditati, può portare a complicazioni nei casi in cui gli eredi hanno visioni divergenti su come gestire l’immobile. La legge italiana prevede strumenti specifici per gestire tali divergenze, che mirano a proteggere i diritti di tutti i soggetti coinvolti e a promuovere una soluzione equa.
Diritto di veto, consenso unanime e altre opzioni: cosa dice la legge in questi casi
Quando gli eredi sono co-proprietari di un immobile, la legge italiana richiede il consenso unanime per procedere con la vendita. Questo significa che se anche solo uno degli eredi si oppone alla vendita, essa non può avvenire. Ogni coerede detiene, dunque, un potenziale “diritto di veto” che può bloccare la vendita dell’immobile.
Per gli eredi desiderosi di vendere la propria quota, la legge offre due vie principali. La prima è la vendita della propria quota di proprietà agli altri coeredi o a terzi. In questo caso, i coeredi hanno il diritto di prelazione, cioè la precedenza per acquistare la quota offerta alle stesse condizioni proposte a terzi. È spesso la soluzione preferita in contesti come questi, perché dà l’opportunità agli eredi interessati di ottenere il controllo totale sull’immobile.
Se invece non si raggiunge un accordo, un erede può richiedere la divisione giudiziaria dell’immobile. Il giudice valuterà se è possibile dividere fisicamente l’immobile tra gli eredi. Se ciò non è fattibile, come nel caso di piccoli appartamenti, il giudice può decidere di assegnare l’intera proprietà a chi offre di acquistare le quote degli altri, o, in assenza di accordo, procedere con una vendita all’asta. Il ricavato verrà poi distribuito tra gli eredi secondo le loro quote ereditarie.
Diversamente dalla vendita, l’affitto dell’immobile può essere deciso da un singolo erede senza necessità del consenso degli altri. Questo atto è considerato dalla giurisprudenza come gestione ordinaria del bene, valido anche se non tutti gli eredi sono d’accordo. Gli eredi che non concordano con la decisione e ritengono di aver subito danni possono chiedere un risarcimento.